Accoya shou sugi ban: origine, caratteristiche, abbinamenti

17/03/2021
Legno di accoya carbonizzato secondo l'antico metodo shou sugi ban

In questo video riassumiamo brevemente le caratteristiche di questo particolare tipo di legno realizzato con l’antica tecnica giapponese denominata Shou sugi ban, in grado di accelerare quello che la natura e il passare del tempo farebbero sul legno, senza l’intervento di agenti chimici.

Il legno di pino radiato acetilato, grazie al processo di carbonizzazione controllata, viene modificato fisicamente in superficie su tre o quattro lati contemporaneamente all’interno di forni industriali e successivamente sottoposto a shock termico che crea una sorta di costrizione strutturale modificandone la struttura in superficie. I fumi estinguenti vengono sottoposti ad aspirazione filtrata.

Successivamente viene spazzolato e ripulito dai residui della carbonizzazione per ottenere una destrutturazione e una colorazione davvero particolare.

 

Come si posa e dove: caratteristiche tecniche principali

Il legno di Accoya può essere posato all’interno come rivestimento verticale a parete lasciato al naturale con il famoso effetto “pelle di coccodrillo” che ne caratterizza la texture, o all’esterno se lo vado a spazzolare in modo profondo ottenendo un legno più pulito ma mantendendo la sua particolare colorazione nera data dalla bruciatura.

Affinchè però non ci si sporchi letteralmente le mani, il legno di Accoya viene finito con saturatori nanotecnologici a base acqua anche di colorazioni particolari per l’interno, come l’argento o oro, oppure con oli vegetali per la posa esterna certificati.

Il montaggio viene eseguito con clip in acciaio rivestite in plastica su una struttura di morali o travetti di Accoya cruda non carbonizzati, perché è bene ricordare che la carbonizzazione rende il legno meno flessibile, più disidratato, duro e quindi rigido, fragile ma nello stesso tempo necessita di pochissima manutenzione e risulta inattaccabile dagli agenti atmosferici, funghi ed insetti xilofagi.

Qualità e bellezza rispettosa dell’ambiente sono anch’esse caratteristiche dell’Accoya, un materiale eco-compatibile che rispetta i principi fondamentali di bio-sostenibilità.

I formati disponibili sono composti da plance con incastro maschio e femmina, femmina e femmina o a tavolame prismato con lunghezze disponibili fino a 4800 mm.

Lo spessore per il decking è di 20 mm. Mentre per i rivestimenti di 15 mm. Con larghezze variabili 97, 121, 147, 197 mm.

Quindi non c’è che l’imbarazzo della scelta, a voi unire fantasia e buon gusto per creare il progetto migliore!

 

Arredamento, materiali e colori da abbinare

I volumi da rivestire in questo specifico caso possono essere di grandi metrature o piccoli, dipende anche dal tipo di destrutturazione che scelgo.

Se amo un effetto wow e voglio stupire i miei clienti con un materiale davvero particolare scelgo l’Accoya pelle di coccodrillo per rivestimenti interni, abbinandola con materiali altrettanto moderni come le resine e un mobilio minimal-chic, perché l’Accoya se vista dal vivo è davvero un legno molto elegante.

I toni che meglio si sposano con il nero bruciato possono essere anche stravaganti, oro piuttosto che rame oppure un bronzo; effetti metallici che vanno ad arricchire l’ambiente esaltandone la struttura architettonica.

Mentre se mi sposto all’esterno, parlo anche di rivestimento orizzontale a soffitto, scelgo un’Accoya spazzolata, dove la colorazione tendenzialmente nera-bruciata viene alleggerita dalla stonalizzazione delle plance; allora qui una struttura architettonica modernissima ne farebbe un sodalizio perfetto.

Vetrate strutturali, pietre naturali sono gli elementi che meglio si accostano all’Accoya.

 

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